






Il mito Greco ci racconta che Ercole fu concepito da Zeus e dalla fanciulla umana Alcmena durante tre notti di amore.
Zeus riuscì ad unirsi a lei trasformandosi in suo marito Anfitrione mentre questo era partito per vendicare l’assassinio del fratello della donna.
Alcmena si accorse da subito che il piccolo Ercole era davvero molto forzuto e intelligente.
Ercole infatti era un semidio (figlio di una donna umana e del dio Zeus) e quindi era molto potente.
Quando la madre mise il piccolo in una culla di paglia questi non impiegò molto prima di distruggerla.
Successivamente lo pose in una culla di legno e anche questa venne distrutta.
Per fermare le birichinate del figlio, Alcmena decise di adagiarlo in una culla di pietra e fortunatamente questa resistette alla sua forza.
Zeus, vedendo che il piccolo era così forzuto decise di portarlo sull’Olimpo per vantarsi con i suoi colleghi dei, ma non fece bene i calcoli e si dimenticò di una cosa: sull’Olimpo gli dei non bevevano il latte.
Ercole, essendo appena nato, aveva però bisogno di nutrirsi quindi Zeus diventò matto per trovare una donna che lo potesse nutrire direttamente dal suo seno.
La Sorte volle che l’unica donna che stava allattando e che quindi poteva nutrire il piccolo era sua moglie Era.
Logicamente Zeus non le disse che il piccolo era un bambino avuto con un’altra donna e le disse semplicemente che era un povero trovatello bisognoso di cure.
Era accettò volentieri di allattarlo ma quando lo attaccò al suo seno e gli diede la prima goccia di latte divino Ercole diventò ancora più forte e diede un grandissimo morso al seno di Era, la quale, addoloratissima, buttò a terra il bimbo che si staccò dal seno facendo uscire un fiotto di candido latte.
Il mito racconta che in questo modo si formò nel cielo la “Via lattea” (quella strisciata di stelle che rappresentano il braccio della nostra galassia visto di taglio) che possiamo vedere in cielo nelle notti estive.
Era scoprì così del tradimento del marito e decise che era giusto vendicarsi, non tanto con Zeus ma con Ercole stesso.
Una notte mandò quindi due serpenti nella culla del bambino e…
Quando la madre Alcmena il giorno dopo entrò nella camera del piccolo vide una scena agghiacciante: i due serpenti stavano accanto al bambino.
Ma avvicinandosi ancora di più vide che i due serpenti erano annodati l’un l’altro morti strangolati e Ercole se ne stava beato e tranquillo a giocare con i suoi giochi.
Ercole la notte precedente li aveva quindi visti entrare nella culla, ci aveva giocato un po’ e quando si era stancato li aveva annodati.
Era decise di rimandare la sua vendetta a quando Ercole fosse stato più grande.
Quando raggiunse la maggiore età Era gli scatenò contro un attacco di pazzia che gli fece uccidere moglie e figli.
Appena si accorse quello che aveva fatto decise, per il rimorso, di togliersi la vita, ma l’oracolo Delfi lo fermò in tempo dicendogli che avrebbe potuto pagare i suoi errori e quindi poi vivere in pace in un’altro modo diventando servitore del re di Micene, Euristeo.
Il re di Micene (molto amico di Era) lo spinse a 12 pericolosissime imprese, le famose “12 fatiche di Ercole“:
1) Uccidere l’invulnerabile Leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo.
2) Uccidere l’immortale Idra di Lerna.
3) Catturare la Cerva di Cerinea.
4) Catturare il cinghiale di Erimanto.
5) Ripulire in un giorno le Stalle di Augia.
6) Disperdere gli uccelli del lago Stinfalo.
7) Catturare il Toro di Creta.
8) Rubare le cavalle di Diomede.
9) Impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni.
10) Rubare i buoi di Gerione.
11) Rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi.
12) Portare vivo a Micene Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi.
Le fatiche in realtà furono più di dodici perché alcune non erano state riconosciute dagli dei.
Ercole uscì vittorioso da tutte le sue imprese e riuscì finalmente a liberarsi dalla vendetta di Era e dai suoi rimorsi.






