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Tra i condomini di Bologna Ponente, in un seminterrato, si nasconde una perla!

Il museo Pelagalli “Mille Voci Mille Suoni” è una esperienza più unica che rara, un tuffo nel passato in grado di esaltare, coinvolgere e mettere al centro di tutto il visitatore.

Davanti al cancello si è ricevuti dal sig. Pelagalli, grande divulgatore che, nonostante la non più giovane età, mostra un’energia di molto superiore alla norma, alimentata dalla grande passione per la tecnologia e le telecomunicazioni. Ospite tanto simpatico e cordiale quanto esperto, conosce con perizia ogni pezzo e ogni dettaglio delle innumerevoli macchine che compongono la collezione.

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La visita inizia in sordina, entrati nel piazzale del museo ci si trova davanti ad alcune radio di altri tempi, un’auto d’epoca e ad un portone di ferro simile a quello delle vecchie officine bolognesi. Sul momento non sembra esserci nulla di particolare, ma poco dopo, all’apertura del portone lo spettacolo inizia!

La vista è splendida già da fuori, antiche radio e trombe di grammofoni appaiono a destra e a sinistra come in un corridoio di guardie pronte a suonare al passaggio del visitatore. Questi soldati di lucida radica, ritti stanno implotonati sugli scaffali facendo bella mostra di sé e dando un tocco di di marzialità al carosello che poco dopo si apre.

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Subito a sinistra una macchina di Wimshurst inizia a scintillare. Le sue scariche elettriche sconvolgono lo spettro elettromagnetico che la circonda mostrando una prima e rudimentale trasmissione radio. Seguono poi le macchine del genio marconiano fino arrivare a un antesignano grammofono in grado di registrare e riprodurre la voce su un supporto di stagnola.

La visita è un’escalation di sorprese ed emozioni, la musica prima esce da una tromba di un riproduttore a supporto cilindrico di cera per poi essere immediatamente sorpassata dallo splendida voce del tenore Caruso, imprigionata su un lp di oltre un secolo e riprodotta da un impareggiabile grammofono.

Ma non solo radio e grammofoni sono presenti nella collezione: anche enormi macchine cinematografiche e splendidi TV di un’era passata fanno bella mostra di sé, tra cui una primitiva TV dove l’immagine era riprodotta all’interno di una particolare valvola termoionica che in seguito diverrà poi il tubo catodico, oggi anch’esso ormai un ricordo del passato.

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Tra i proiettori, hifi a valvole e jukebox si arriva alla parte dei computer, che a ben pensarci vista la giovane età non dovrebbero stare in un museo, ma chi ama l’informatica conosce quanto questa scienza sia veloce, anche solo 40 anni in questa disciplina sono una immensità!

La visita si chiude con un finale spumeggiante, l’ultima area del museo è destinata alle macchine musicali automatiche del ‘700 e ‘800. Azionate da molle e manovelle, muovono a tempo martelletti, corde e fiati per far suonare intere orchestre al comando di uno spartito traforato di cartone, una primitiva scheda perforata dei secoli passati.

Il museo Pelagalli, due ore di splendide emozioni.

Thomas Mazzi

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