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Anche i meno esperti guardando il cielo riconoscono facilmente la costellazione del Grande Carro (chiamata anche Orsa maggiore).
La possiamo individuare nel cielo grazie alle sue 7 stelle principali che, secondo la nostra cultura, rappresentano un grande carro (da qui appunto il nome della costellazione).
Non tutti, in queste sette stelle ci vedono un carro,  alcuni le paragonano a una padella, chi a un cucchiaio, chi a un aratro.
Gli arabi ci vedevano addirittura una bara mentre per i romani erano sette buoi.
La parola “sette buoi” era tradotta in latino con “septem Triones” e da qui deriva il termine “settentrione” che si usa per indicare il nord, proprio perché il grande carro si trova in prossimità di questo punto cardinale.

La costellazione del Grande Carro fa parte costellazione dell’Orsa maggiore, più difficile da vedere perché formata da stelle più deboli.

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La mitologia greca ci racconta che Zeus, il padre degli dei, decise di scendere sulla terra perché si era follemente invaghito della bellissima Callisto, figlia di Licaone, Re di Arcadia, e una delle compagne guerriere della dea Artemide (Diana per i Romani).

Nessun uomo era mai riuscito ad avere la sua attenzione tranne Zeus, che riuscì a possederla con l’inganno.
Da questa unione nacque un bimbo di nome Arcade che rimase a vivere in una casetta sperduta nel bosco con la madre, afflitta dalla vergogna per ciò che le era accaduto.
Il padre Zeus se ne tornò invece  sull’Olimpo zitto zitto, facendo finta che nulla fosse accaduto.

La moglie di Zeus, Era, si accorse del tradimento e non potendo punire il marito perché era il più forte di tutti gli dei (e quindi certamente non avrebbe potuto infliggergli alcun dolore) decise di vendicarsi con la fanciulla Callisto trasformandola in un’orsa.

Il piccolo Arcade rimase solo nel bosco fino a quando un cacciatore lo trovò e decise di allevarlo.
Per il suo 16° compleanno Arcade ricevette come dono dal padre adottivo un arco e delle frecce e andò subito nel bosco per esercitarsi e intraprendere la strada del genitore.

Ben presto incontrò un orsa, ma non un’orsa qualunque, incontrò la madre che riconoscendolo gli si avvicinò con un grugnito, ma non per fargli del male, voleva semplicemente dirgli chi era… ma purtroppo non uscivano parole dalla sua bocca.

Arcade eccitato, deciso ad uccidere la sua prima preda, scagliò una freccia ignaro di tutta la vicenda.
Zeus osservò la scena dall’Olimpo e per salvare l’orsa/Callisto lanciò una folata di vento verso la freccia che la deviò mancando l’animale.
Arcade, non contento, tolse dal fodero una seconda freccia e prese la mira… intervenne nuovamente Zeus che fece cadere un rametto sotto ai suoi piedi facendogli perdere l’equilibrio e la freccia nuovamente deviò.

Quando Zeus si accorse che il ragazzo stava estraendo una nuova freccia si decise a scendere dall’Olimpo per andargli a parlare personalmente e raccontargli tutta la vicenda.
Arcade, colpito dalle parole di Zeus si pentì amaramente di aver tentato di uccidere la madre e decise di rimanere sempre con lei per donarle protezione eterna.
Zeus, colpito da tutto questo amore si offrì di farli alloggiare in un luogo in cui mai nessuno li avrebbe separati; nel cielo.
Tutt’oggi la costellazione del Bootes (identificata anche come “il guardiano dell’Orsa“) con la sua brillante stella principaleArturo (nome che deriva dal nome latino Arcade) sta di guardia alla grande orsa, evitando che altri cacciatori possano ucciderla e portarla nuovamente via da lui.

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LA “VERSIONE” DEI FRATELLI GRIMM: IL GIGANTE ARRABBIATO

C’era una volta un gigante di nome Hans.
Era talmente grande e forzuto che poteva sollevare 12 uomini in un colpo solo senza fare nessuna fatica.
Così forzuto quanto gentile dava una mano a chiunque gli chiedesse aiuto in cambio di nulla, se non di correttezza e lealtà.

Se qualcuno gli rispondeva male o non lo trattava con rispetto infatti andava su tutte le furie ed erano certamente guai seri per il malcapitato.

Un giorno Hans, mentre passeggiava per una strada, incontrò due carrettieri, marito e moglie,  che trasportavano due pesantissimi carri pieni di merce.
Vedendo Hans gli chiesero subito una mano e Hans, felice di poter aiutare, spinse per loro i due carretti.

Quando arrivarono a destinazione i due coniugi iniziarono a scaricare la loro merce senza nemmeno ringraziare Hans per tutto l’aiuto che gli aveva dato…

A questo punto la furia di Hans andò letteralmente “alle stelle”, prese prima il marito e il suo carro e lo lanciò all’insù, nel cielo.
Lo stesso fece poi col la moglie e il suo carro che finì più in alto del marito perchè era più leggera.

Da qui nacquero il Grande Carro (il marito) e il Piccolo Carro (la moglie) che possiamo ancora oggi ritrovare in cielo.

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