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CONSIGLI PER L’ASTRONOMIA VISUALE

Guardare, vedere, osservare: sono tre parole che possono portare allo stesso concetto ma presentano sfumature diverse, soprattutto per un astrofilo che avvicina il suo occhio ad un oculare con l’intento di vedere qualcosa. La passione di chi si affaccia all’astronomia, il motivo che induce ad acquistare un binocolo o un telescopio ma anche soltanto ad alzare gli occhi al cielo, è osservare il cielo notturno con una buona dose di pazienza. Per arrivare ad osservare serve qualcosa in più: l’esperienza e la conoscenza. Con un binocolo, quindi, si punta il cielo e si può vedere M42, la nebulosa sulla spada di Orione. Ciò che si vuole far risaltare è che non basta avere uno strumento per dire di osservare il cielo notturno, anche perché una vera osservazione può essere compiuta molto più approfonditamente anche ad occhio nudo. Chi compra un binocolo oppure un telescopio, lo punta verso il cielo per guardare in una direzione e vede qualcosa, e magari qualcuno gli dice che ha visto Sirio perché è la stella più luminosa. Per un esperto chE ad occhio nudo guarda iL cielo, vede un corpo celeste e sa che sta osservando Betelgeuse perché la stella è rossa e si trova ad Est della cintura di Orione, e sa che se sposta lo sguardo un po’ più a Nord andrà ad imbattersi in Aldebaran, e poi nelle Pleiadi e così via, chi vede M42 ha visto la nebulosa di Orione. Chi osserva M42 sa che al suo interno può ammirare il Trapezio di Orione.


Cosa aspettarsi all’inizio
. Ci sono oggetti molto deboli, quasi al limite di visibilità. Puntate il vostro telescopio, o il vostro binocolo, su M17 nel Sagittario. Ora al centro dell’oculare c’è una macchia più chiara, un alone molto sfumato. Non capita di rado che ora la macchia, la nebulosità che rappresenta la vera M17 (l’ammasso è prospettico, completamente slegato da M17), sia evidente. Sapere che un oggetto esiste e che deve stare lì aiuta di certo a vederlo.


Alcune regole
: se guardate una stella, vedrete soltanto un puntino luminoso. Non pretendete mai di risolverne il disco perché la loro distanza è tale da rendere l’impresa impossibile. Se guardate un pianeta, non abbiate come aspettativa la foto di Hubble perché non sarà così! Su Marte, a meno di aperture e serate perfette, potrete vedere qualche dettaglio scuro. Su Venere intuirete la fase. Su Giove farete fatica a vedere la macchia rossa, sempre che sia rivolta verso di voi. Saturno lo vedrete piccolo piccolo e per gli altri ancora peggio; le nebulose le vedrete presumibilmente grigie, appena accennate e sempre stando sotto un cielo pulitissimo, tranne M42 che si vede quando Orione è visibile. Se prendete filtri Hβ, ecc e puntate su B33 in Orione (la famosa Testa di Cavallo), dovrete riconoscere una testa di dimensioni minuscole e soltanto se avete la pazienza di fotografarla con pose lunghissime la vedrete apparire in una forma spettacolare.
Molti puntano a risultati immediati, il che ovviamente è sbagliato. All’inizio non conta la motorizzazione, non conta l’apertura di mezzo metro e non conta la CCD da duemila euro per fotografare ciò che non si sa osservare. La cosa migliore da fare è, ad esempio, sdraiarsi su un prato con un bel planetario in mano ed una lucetta piccola e preferibilmente rossa per consultarlo. Utilizzare due strumenti semplici come occhi e dito per puntare e iniziare a riconoscere le costellazioni e le stelle più brillanti. Le costellazioni servono a semplificare il rintracciamento dei corpi celesti, quindi non è una cosa solamente romantica. Una volta che sapete orientarvi nel cielo attraverso le costellazioni maggiori, seguitene i movimenti per capire come si muove la sfera celeste. Poi munitevi di un bel binocolo ed iniziate da questo. Se la cosa continua ad interessarvi, allora potete pensare a spendere qualcosa in più. Il cielo è a disposizione di tutti ma all’inizio non è alla portata di tutti. La domanda che ci si sente fare è: ma come fai a riconoscerle? Eppure non è così difficile come sembra.

 
A. l’occhio umano. Il funzionamento dell’occhio umano incide molto sulla bontà delle osservazioni del cielo notturno. Non è un caso se spostandovi da un luogo illuminato ad uno buio ci vuole un po’ di tempo prima che riusciate ad adeguarvi alle nuove condizioni. Conoscere le basi del funzionamento dell’occhio è fondamentale per utilizzarlo al meglio. Tra l’altro, i vostri due occhi non sono del tutto uguali, ma ce ne è uno che è più indicato per guardare dentro l’oculare.


B.
Conoscere il cielo. La volta celeste è qualcosa di noto e studiato. I puntini non sono messi lì a caso ma obbediscono a leggi di movimento conosciute e precise, tanto da poter predire con assoluta precisione eventi che avverranno in un futuro molto lontano. Dipendentemente dal posto in cui ci troviamo avremo a disposizione una zona ampia di cielo, quindi ai fini osservativi diventa molto importante sapere dove siamo per sapere cosa possiamo guardare, quindi, le coordinate terrestri e celesti. Saper predire gli eventi celesti vuol dire sapere come si muovono i corpi, quali orbite compiono, dove cercarli e perché.

basi_osservazioni_pos

Opposizione: Il pianeta esterno si trova sulla stessa retta della Terra e del Sole; la Terra è al centro.

Quadratura: Il pianeta esterno forma un angolo retto con la retta Terra-Sole.

Elongazione massima: Il pianeta interno forma un angolo retto rispetto alla linea Terra-Sole.

Congiunzione inferiore: Il pianeta interno si trova allineato tra la Terra e il Sole.

Congiunzione superiore: Il pianeta interno è sulla linea Terra-Sole, oltre il Sole.
I pianeti interni Mercurio e Venere si osservano quando sono in elongazione orientale o occidentale, congiunzione inferiore (tranne quando sono in linea retta tra la Terra e il Sole) e prima o dopo della congiunzione superiore.
Gli altri pianeti, detti esterni, si osservano meglio quando sono in opposizione e tra la quadratura occidentale e orientale.
C. Scegliere il posto. Non tutti i posti sono adatti alle osservazioni e non tutte le sere sono buone. Per alcuni tipi di osservazioni, come quelle riguardanti oggetti del Sistema Solare, può andar bene anche un cielo suburbano o addirittura urbano, ma se vogliamo spingerci verso oggetti più deboli come nebulose o galassie abbiamo bisogno di un livello molto più basso di inquinamento luminoso. Allo stesso modo, una serata caratterizzata da vento è sconsigliabile per chi ha in mente la ricerca dei dettagli planetari. Occorre quindi aver chiari il concetto di seeing della serata, per evitare viaggi a vuoto nel caso decidessimo di allontanarci dalla città. In astronomia, con il termine seeing (dall’inglese to see = vedere) ci si riferisce all’effetto di sfuocamento degli oggetti astronomici dovuti all’atmosfera terrestre e al rivelatore. Le condizioni di seeing per una determinata notte e località descrivono sia quanto l’atmosfera terrestre ha perturbato (a seconda della turbolenza e temperatura) l’immagine dei corpi celesti osservati che gli effetti strumentali (sfuocamento, inseguimento impreciso).
D. Riconoscere le costellazioni. Una volta giunti sotto la volta celeste, occorre conoscere il modo di orientarsi tra le migliaia di luci accese in cielo. E’ innata nell’uomo la capacità di vedere figure ovunque, nelle nuvole ma anche tra le stelle, e proprio le costellazioni sono l’aiuto più grande che abbiamo per riconoscere le stelle. Ma le costellazioni mutano in base alle stagioni, ripresentandosi ogni anno come le abbiamo viste l’anno precedente. Riconoscere le stelle non è più così difficile come sembrava a questo punto.
E. Gli strumenti ottici: è essenziale capire quale strumento ottico fa al proprio caso nel momento in cui si decida di acquistarne uno. Per capire quale acquistare occorre dapprima conoscere qualcosa, se non ci si vuole affidare in toto al venditore, spesso non di fiducia. Poche nozioni sull’ottica e su strumenti quali binocoli e telescopi saranno quindi necessarie per affrontare al meglio le scelte iniziali e per sapere cosa possiamo davvero aspettarci con la nostra strumentazione.

PANORAMICA DELL’UNIVERSO

Attorno al Sole ruotano 8 pianeti.
In ordine di lontananza dal Sole sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno.
I primi 4 sono piccoli pianeti.
Giove, Saturno, Urano e Nettuno sono pianeti giganti.

Quasi tutti i pianeti sono dotati di satelliti, corpi celesti che ruotano attorno al pianeta.
Mercurio e Venere non hanno satelliti. La Terra ne ha 1 (la Luna), Marte ne ha 2 (Phobos e Deimos), di Giove se ne conoscono 63, fino ad ora. I 4 più grandi satelliti di Giove sono Io, Europa, Ganimede, Callisto e si possono osservare anche con un comune binocolo.
Anche Saturno, Urano e Nettuno hanno molti satelliti. Plutone, che non è un pianeta ma un pianeta nano o pianetino, ne ha 1 grande (Caronte) e 4 più piccoli (Idra, Notte, Stige e Cerbero).

Tra Marte e Giove vi sono molti “pianetini” che ruotano anch’essi attorno al Sole: sono gli asteroidi ed alcuni di essi sono abbastanza grandi come Vesta, Cerere e Pallade.

Più lontano da Plutone ci sono altri pianetini e poi la nube di Oort composta da innumerevoli comete.

Il Sole è una stella di tipo G molto tranquilla: questo tipo di stelle vivono circa 10 miliardi di anni ed il Sole ha solo 5 miliardi di anni.
All’interno del Sole, l’ Idrogeno si trasforma in Elio. Quando l’Idrogeno sarà terminato il Sole morirà: si comincerà a gonfiare inghiottendo prima Mercurio, poi Venere, poi la Terra e forse Marte.
Poi si contrarrà diventando una nana bianca. Nell’Universo ci sono milioni di nane bianche, come ci sono milioni di stelle che adesso stanno nascendo.

Le stelle più grandi muoiono invece con una grande esplosione (novae e supernovae) trasformandosi, a seconda della grandezza in pulsar (stelle di neutroni) o in buchi neri.
Quando esplode una supernova nella nostra Galassia, dalla Terra si vede anche di giorno e di notte è più luminosa della Luna.
L’ultima fu vista nel Medio Evo ed una precedente é riportata nelle cronache dell’Impero Cinese (in Europa c’era ancora la preistoria ma c’è qualche disegno nelle grotte).
Il Sole è una dei 200 miliardi di stelle che formano la nostra Galassia. Questa Galassia ha forma ellittica barrata ed il Sole si trova a due terzi dalla periferia.
Attorno alla nostra Galassia vi sono innumerevoli ammassi globulari formati da milioni di stelle più vecchie.
Ci sono anche due “piccole” galassie satellite (la piccola e la grande nube di Magellano).
La nostra Galassia fa parte del “Gruppo Locale” formato da una ventina di galassie.
La più vicina a noi è la galassia di Andromeda formata da 300 miliardi di stelle. Essa dista da noi circa 2 milioni di anni-luce, cioè la luce che viaggia circa a 300.000 km/s impiega 2 milioni di anni per giungere ai nostri occhi.
Cioè quando osservo Andromeda la vedo come era 2 milioni di anni fa e da Andromeda se qualcuno osservasse la terra vedrebbe i Dinosauri.
Le stelle che vediamo ad occhio nudo sono tutte della nostra galassia. La più vicina a noi è Proxima Centauri che dista circa 4 anni luce. Il sole dista dalla Terra 8 minuti luce.
Il nostro gruppo locale di galassie fa parte di un enorme superammasso di galassie, l’ammasso della Vergine.
La teoria più accreditata dice che l’Universo sia nato circa 14 miliardi di anni fa con una grande esplosione: il BigBang. A causa di questa esplosione l’Universo è in continua espansione e le galassie si allontanano le une dalle altre.
E’ ancora ignoto se l’espansione durerà all’infinito.
Una grande percentuale di stelle in tutte le galassie ha, come il Sole, il suo corredo di pianeti.


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